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Ricordo di Francesco Ferraresi


Questa è la storia di una grande amicizia.
E' la storia di un incontro casuale, da cui sarebbe scaturito uno dei ricordi più belli della mia vita.
Un ricordo che a distanza di mesi fa ancora male, riempie di rabbia, lacera dentro, ma regala la consapevolezza che l'amicizia è quanto di più prezioso si possa chiedere alla vita.
E' la storia del mio incontro con Francesco Ferraresi, il nostro Frank, o "Er Pilota", come amavamo chiamarlo durante il corso.


Il primo incontro

Era l'inizio dell'estate del 2016 e, come accade tuttora frequentemente, mi trovavo a passare dalla gastronomia di Carla dove allora lavorava sua figlia Alessia, la mia ragazza,  per mangiare un boccone al volo prima di andare a lavoro.
Alessia è una kick boxer molto conosciuta a Lecce e la sua passione incuriosiva molto i clienti della gastronomia.
In quell'occasione stava chiacchierando con Riccardo, amico e cliente abituale, che avevo già avuto il piacere di conoscere.
Insieme a lui c'era un suo collega, da poco arrivato a Lecce, che sembrava abbastanza incuriosito dai discorsi sulle arti marziali.
Appena seppe dei miei corsi cambiò espressione e mi disse che era molto interessato a prendere qualche lezione e così si prese il mio numero di telefono.
Quel giorno non avrei mai potuto immaginare che di fronte avevo quello che nel corso dei successivi mesi sarebbe diventato uno dei miei più cari amici.
Molta gente mi chiede informazioni sui corsi e lì per lì non feci più di tanto caso a quest'incontro.
Poi però, quasi inaspettatamente, il 16 agosto mi arrivò un messaggio

"Ciao Lorenzo. Ci siamo incontrati a Lecce tempo fa. Sono quello di Roma amico di Riccardo il pilota. A settembre inizi i corsi di autodifesa?"

Fissammo un incontro e davanti a un caffè scoprimmo che c'era già un feeling che ci legava e il suo interesse per il Ki. Ju. Go. era evidente.
Era preoccupato perchè il suo lavoro lo avrebbe portato a perdere molte lezioni, così rimanemmo d'accordo che le lezioni perse le avrebbe recuperate privatamente con me.
Quel giorno nacque la nostra amicizia.


Il corso

E' difficile essere sintetici nel raccontare quanto il nostro Frank si sia fatto apprezzare e voler bene nei mesi successivi.
Non gli ci volle molto per diventare uno dei protagonisti del corso.
Aldilà del massimo impegno che metteva durante gli allenamenti, Francesco sapeva sempre trovare il modo per far scappare una risata anche nei momenti più duri (cioè il terribile potenziamento della Titti!), in particolare durante i siparietti con Andrea e nella chat di gruppo, in cui regalava veri e propri commenti memorabili.
Le diatribe calcistiche e anti juventine con Andrea, quelle culinarie con me (in particolare il suo rifiuto di prepararmi una amatriciana vegetariana), lo scherzo della geisha di Laura o la paura di volare di Marco... sono solo alcuni dei tormentoni che lo hanno reso il personaggio più amato del corso.
Anche quando il lavoro lo portava ogni fine settimana in una parte diversa del mondo trovava sempre il modo di mandarci un saluto e in ogni caso di essere sempre presente alla vita della palestra.
Era anche in questo che risiedeva il fascino che esercitava su tutti noi.
Io e lui avevamo sempre una scusa per sentirci ogni giorno e man mano che passava il tempo imparavo sempre di più a conoscerlo e ad apprezzarlo.
Imparai a conoscere il guerriero che si trovava dietro quel volto sempre sorridente.
Un guerriero che portava avanti tante battaglie, delle quali non si faceva problemi a parlare con gli amici.
Non aveva bisogno di nascondere il dolore che si portava dietro, non aveva paura di mostrare la sua vulnerabilità, era talmente abituato a lottare che non aveva più paura dei colpi che la vita avrebbe potuto nuovamente sferrargli.

Francesco e gli altri alle prese con l'esame di metà corso.



La nuova battaglia

Arrivata la primavera il mio legame con Francesco si era ormai consolidato.
Spesso dopo gli allenamenti ci fermavamo a bere una birra e mi raccontava di come il suo interesse per le arti marziali fosse in continua crescita.
Mi raccontava della sua battagli più grande, quella per ristabilire dei legami che temeva si fossero irrimediabilmente rotti e che invece proprio in quel periodo, con suo estremo entusiasmo e con gli occhi lucidi per l'emozione, si stavano finalmente rinsaldando.
Nonostante gli enormi problemi che caratterizzavano la sua vita lavorativa, tutte le sue energie erano rivolte proprio a quella battaglia, a quei legami che erano diventati il suo unico scopo di vita.
Tanto da non fargli pensare allo scherzo che la vita stava per riservargli.
Uno scherzo che iniziava a manifestarsi con dei segnali che lui cercava di ignorare, perchè non c'era tempo di pensare ad altro che al suo obiettivo, che sembrava ormai avvicinarsi.
Viveva solo per quello, davanti a sè non vedeva altro che quei legami.
Ma la vita lo stava attaccando alle spalle.
Proprio lì, dove aveva iniziato ad avvertire dei dolori ai quali non sapevamo dare una risposta e ai quali forse lui non voleva darla, perchè ora non poteva pensare a combattere di nuovo una battaglia che lo aveva già visto vincitore dieci anni prima e che ora aveva scelto il momento sbagliato per esigere la sua rivincita.
Fu così che alla fine di Aprile, dopo una Pasqua che gli aveva dato una felicità in volto che non gli avevo mai visto fino a quel momento, al termine di un allenamento mi disse, non senza una certa preoccupazione, che lo attendevano degli accertamenti e che per qualche tempo sarebbe dovuto stare lontano dalla palestra.
Ci salutammo come ci salutavamo alla vigilia di ogni sua partenza, ma mai avrei pensato che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei visto.




Lo spirito di un guerriero

Non è facile riprendersi da un attacco alle spalle, specie quando questo viene inferto con violenza e di sorpresa.
Quel nemico latente e messo da parte per far fronte a battaglie più importanti era tornato ancora più aggressivo, palesandosi solo quando sapeva di avere già vinto.
Ma davanti aveva un guerriero, un combattente che aveva deciso di combattere da solo, rimanendo in piedi fino all'ultimo momento, senza mai darsi per vinto.
Anche se fu l'ultima volta che ci vedemmo io e Francesco non smettemmo mai di sentirci.
Mi raccontava di come andava avanti questa battaglia, di come lui riusciva a sopportare gli attacchi sempre più duri che subiva ogni giorno e ogni lunghissima notte.
Col passare dei giorni le lunghe telefonate furono sostituite dai messaggi, sempre più brevi.
Ma questi messaggi avevano dell'incredibile.
Non erano i messaggi di una persona che aveva paura o che si era arresa.
Erano messaggi pieni di coraggio.
Era lui che dava coraggio a me.
Mi diceva di stare tranquillo, che le cose, nonostante le complicazioni, andavano comunque bene, che la battaglia procedeva.
In realtà lui quella battaglia non la pensava neanche.
Guardava oltre, aveva in mente altri obiettivi, pensava solo a quello che avrebbe dovuto fare una volta superata anche questa sfida.
Aveva la sua missione da portare avanti, non poteva fermarsi.
Da lontano cercavo di aiutarlo come potevo e più di una notte l'ho passata insonne, cercando una soluzione che purtroppo non sarebbe mai arrivata.
Ogni giorno i messaggi diventavano sempre più brevi, la voce sempre più affaticata, ma sempre piena di coraggio.
Poi solo uno smile.

E infine il silenzio.

Preoccupato per l'insolita assenza di una risposta decisi di telefonare a Riccardo e venni così a sapere che la battaglia ormai volgeva al termine, finchè, la mattina seguente, il 13 giugno, ogni speranza si fermò e con essa il tempo.
Tra noi regnavano l'incredulità e il dolore.
Nessuno riusciva a credere che "Er Pilota" fosse volato via per sempre, nessuno era pronto a rinunciare alla sua allegria e alla sua amicizia.
Quella sera non riuscimmo ad allenarci.
Eravamo tutti lì davanti alla palestra, seduti ai tavolini del Bar di Franco a cercare di darci quel coraggio che Francesco ci aveva dato fino all'ultimo giorno.
Davanti a una birra ognuno di noi raccontava i ricordi che lo legavano al nostro Frank.
Era incredibile come tutti avevano qualcosa di bello da raccontare vissuto con lui.
Cercavamo di essere allegri, perchè con lui lo si era sempre e ora il dolore non doveva prendere il sopravvento.

"L'assenza è solo fisica, ma rimarrai sempre nei nostri cuori!
Grande Frank!
Vola, tu che lo hai sempre fatto, vola dagli angeli e falli ridere, come tu facevi con noi!
Ci mancherai!
"
(Pensiero di Emanuela espresso a nome di tutti noi.)



Per sempre uno di noi

Nei mesi successivi non ho mai smesso di pensare a Francesco e come me tutti gli altri del corso.
Non poteva essersene andato così, in punta di piedi così come era entrato nelle nostre vite.
C'era ancora qualcosa da fare.
Non potevamo non rendergli almeno un saluto che ci legasse per sempre a lui.
Sempre per mezzo di Riccardo (per il quale non potranno mai bastare le mie parole di ringraziamento) ottenni le indicazioni di cui avevamo bisogno e così l'alba del 13 Gennaio, esattamente 7 mesi dopo la sua partenza, eravamo in viaggio per rendere quell'omaggio ad un amico che vivrà per sempre nel nostro ricordo.

Io, Alessia, Laura, Livia, Corrado ed Emanuela pronti a partire in rappresentanza di tutto il gruppo del Ki. Ju. Go.

E' difficile spiegare le emozioni provate durante questo viaggio.
Arrivati a destinazione il dolore e la tristezza dovevano lasciare spazio all'allegria che Francesco ci aveva regalato.


Lacrime e risate, preghiere e ricordi.

Tanti aneddoti, tanti messaggi riletti e riascoltati.
Una bottiglia stappata in tuo onore, amico mio.
Tu a brindare e a bere con noi, davanti a te la tua vita





   


Tornati in albergo crollai cadendo in un sonno profondo.
Per la prima volta mi apparivi in sogno sereno, pronto a salire su un aereo.
Ti accorgevi di noi e sorridendo ti avvicinavi per ringraziarci, per poi riprendere contento il volo.
Ma questa volta aveva il sapore di un arrivederci.

Il giorno dopo andammo in quella chiesa dove non eravamo potuti venire a salutarti 7 mesi prima.
Al termine della messa il coro cantò una canzone il cui ritornello intonava "Va' Francesco, va'....".

E infine l'ultima coincidenza


Seduti a tavola prima di ripartire mi girai per osservare il quadro appeso accanto a me, nell'unico posto rimasto libero quel giorno in quel ristorante dove casualmente eravamo entrati.
L'inequivocabile dedica sottostante ci fece capire che in questo viaggio sei sempre stato con noi e abbiamo sentito forte più che mai la tua presenza.




Sono sempre stato convinto che l'unico modo che si ha per non morire mai sia quello di continuare a vivere nel ricordo dei propri cari.
Tu, amico mio, continuerai per sempre a vivere dentro di noi e resterai sempre un punto fermo del Ki. Ju. Go..

Vorrei solamente aver avuto più tempo per conoscerti meglio e per portare a termine uno dei tanti obiettivi che insieme ci eravamo prefissati.

Non mi resta che ringraziarti a nome di tutti noi.
Ci hai regalato dei momenti indimenticabili come indimenticabile sarà il tuo ricordo.


Arrivederci amico mio.


"Questa è la storia di una grande amicizia.
Ovunque sei, ovunque volerai noi saremo sempre con te.
E' solo un arrivederci,
grazie di esserci stato,
grazie per il ricordo che ci hai lasciato.
Sei e sarai per sempre uno di noi.
A presto amico mio.
"












Su Francesco Ferraresi: Buon viaggio amico mio..










2 commenti:



  1. Ricordo di un pomeriggio in cui grazie alla disponibilità dei maestri, ci era stata data la possibilità di rimanere in palestra dopo l'allenamento per fare una piccola esercitazione di karate. Io e Mariapia, ancora considerate le nuove del gruppo decidemmo di rimanere. Nell'intervallo del cambio ci avvicinammo per salutarlo e scambiare un cenno tipo si lo so che ci siamo già allenati ma la curiosità di rimanere è comunque tanta. Ricordo che avevo anche un argomento di conversazione, cioè l'interesse di Mariapia per l'aviazione, quindi diciamo che anche se ci conoscevamo poco l'idea di fare brutte figure era lontana. Nonostante ciò, io non avevo capito che la sua figura professionale fosse il pilota quindi iniziai la conversazione con la convinzione che fosse uno steward di bordo. Ora potete immaginare che chiunque faccia il pilota un minimo ci tiene alla sua posizione sociale e al suo ruolo di responsabilità ed abilità maturata. Lui no, non ha smesso di sorridermi perché non sapevo bene cosa facesse anzi non ha dato peso alla cosa. Ripensandoci sono proprio felice che quel giorno io e Mariapia siamo rimaste in palestra più del solito ma anche di aver fatto una brutta figura perché a volte gli scambi umani sono importanti. Possono essere dolorosi, imbarazzanti, inaspettati ma alla fine può nascere sempre qualcosa di buono. Penso che Francesco volesse dirmi che la vita a volte va presa con leggerezza, con il sorriso sempre anche quando le cose non vanno, quando gli obiettivi sembrano lontani.
    Spero che abbia fatto un buon volo e che dal cielo riesca a leggere i nostri pensieri e sorridere ancora.

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  2. Ciao Rambo, ci siamo persi di vista dopo il tuo matrimonio, ma il mio pensiero non ti ha mai lasciato. è stato un dispiacere non solo per me, ma per noi tutti. Ma non abbiamo voluto prevaricare la tua Privacy. Abbiamo tutti il rammarico di non aver saputo più nulla di te seppur TU sapessi che non aspettavamo altro che di riabbracciarti. Ma ci riabbracceremo. E' solo questione di tempo. hai solo vinto il concorso prima di noi. Adesso sei tu lo 01. PAP

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