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martedì 6 giugno 2017

Lezioni n.62 e 63 del 30/05 e del 01/06/2017


Non è un caso che abbia deciso di trattare insieme queste ultime due lezioni, vista la delicatezza dell'argomento: la difesa da coltello.
Molto spesso mi viene chiesto se nel corso è prevista la difesa dagli attacchi di coltello visto e considerato che in molti altri corsi di queste tecniche se ne vedono molte.
Io personalmente non tratto molto questo argomento, quantomeno in un corso base, ma inizio ad affrontare la problematica rimandando certi studi a momenti successivi, quando cioè si hanno basi molto più consolidate e una padronanza maggiore dei principi alla base del Ki. Ju. Go..

Innanzitutto se io insegnassi delle tecniche facendo pensare ad un mio allievo di poter affrontare in mezzo alla strada un avversario armato mi sentirei un disonesto, un venditore di fumo.

Già è difficilissimo affrontare per strada un avversario disarmato per tutti i motivi visti durante il corso, se poi questi ha un coltello in mano la situazione si complica ulteriormente e questo per una serie di problematiche:


  • I COLTELLI NON SONO FATTI DI PLASTICA: certe tecniche vengono spesso studiate con armi di plastica ingenerando una finta sicurezza nel praticante che poi scompare subito per diventare panico quando ci si accorge che i coltelli veri pungono, tagliano e non concedono pietà se la tecnica (per lo più di bloccaggio e di presa del coltello stesso) non viene portata a buon fine.
  • NELLA REALTA' NON SI SUBISCE UN ATTACCO ALLA VOLTA: la cronaca, nel descrivere gli omicidi e le aggressioni effettuate per mezzo di un coltello, parla quasi sempre di più coltellate subite e non di una sola. Questo perchè lo status mentale dell'aggressore e la sua aggressività si risolvono in attacchi composti da più colpi portati nell'arco di una singola azione. Ecco perchè trovo poco corretto allenarsi contro attacchi costituiti da un unico fendente o da un singolo colpo. Magari portato lentamente e con poca condizione.
Queste semplici considerazioni bastano, a mio avviso, per ritenere impossibile il poter imparare con un semplice corso e poche lezioni a combattere a mani nude contro un avversario dotato di un' arma che, statisticamente, nella breve distanza, metterebbe in serie difficoltà anche una persona armata di pistola.

Inoltre un tossicodipendente, armato, spesso ha tremori alla mano in situazioni difficili e già questo, se il coltello è puntato direttamente al corpo, può causare ferite.

Quando abbiamo un coltello puntato alla schiena ogni movimento rischia di procurare ferite a noi stessi e se non abbiamo idea delle dimensioni della lama, come facciamo a portare a termine una tecnica efficace?

O mettiamo in conto l'idea di dover sacrificare la nostra piena integrità fisica per provare una difesa che comunque non è detto che funzioni oppure bisogna sempre fare una valutazione seria degli interessi in gioco per capire se è meglio scappare, cedere alle richieste o provare il tutto per tutto.

Ma questo va stabilito caso per caso, situazione su situazione e soprattutto in base alla posta in gioco.

Detto questo, è allora inutile studiare la difesa da coltello?
Assolutamente no.
Questa premessa era necessaria per comprendere quanto fatto a lezione.

Quanto ciò che conti, nella difesa personale, non sia tanto la tecnica, quanto l'atteggiamento mentale.

E con esso, la conoscenza di pochi ma fondamentali principi:

  • cercare di evitare lo scontro se non è davvero di vitale importanza
  • cercare di schivare gli attacchi, possibilmente verso l'esterno
  • evitare il contatto con la lama a meno che non sia necessario 
  • se non si riesce a tenere alla giusta distanza l'avversario fare in modo che la forza sia portata in modo tale da allontanare la lama verso l'esterno.
L'applicazione di questi principi è stato l'oggetto di queste due ultime lezioni.
Per approfondirli o rivederli insieme l'appuntamento è, come al solito, in palestra!




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