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mercoledì 10 gennaio 2018

Lezione n.26 del 09/01/2018


Abbiamo introdotto delle importanti tecniche di parata: la parata alta (age uke), ideale per parare un attacco di pugno verso il volto, e la parata media verso l'interno (soto uke), più indicata per i pugni all'addome.
In entrambi i casi è bene specificare che, prendendo spunto dai principi del karate, non può esserci una parata passiva.
La parata, cioè, deve essere a sua volta intesa come un attacco, volta a scoraggiare il nostro avversario a provare ad attaccarci una seconda volta.
Se un aggressore mi porta un attacco io "paro" colpendo l'arto con cui mi attacca arrecandogli quanto più dolore possibile. Ci penserà due volte prima di portare di nuovo quell'attacco!
E' altresì importante una seconda precisazione.
Queste tecniche di difesa vengono effettuate entrambe con l'avambraccio.
Se noi effettuiamo la tecnica andando a impattare con l'ulna o con il radio corriamo il serio rischio di farci del male. In uno scontro tra due bastoni il più fragile si rompe e così può succedere con le ossa.
Ecco perchè la parata va effettuata con la giusta contrazione andando a colpire con la fascia muscolare (superiore o inferiore) ricompresa tra le due ossa.
E' inoltre fondamentale accompagnare il tutto con la dovuta rotazione dell'avambraccio e con il movimento dei fianchi e delle anche.

Nell'allenare queste due tecniche a coppia abbiamo fatto sì che ad esse seguisse subito un contrattacco, con l'altro braccio o con lo stesso della parata, andando a cercare organi vitali quali naso, mento, occhi, orecchie, articolazione tempro-mandibolare e, soprattutto per il soto uke, costole fluttuanti.

Nel caso dell'age uke, a quest'ultimo può seguire un bloccaggio del polso che ci ha attaccato con conseguente torsione e, per fare un esempio, rottura del gomito.

Torneremo sull'argomento per vedere il ruolo, in tutto questo, della respirazione e della contrazione al momento giusto, in una parola cioè del kime.

Oss!

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